By ALESSANDRO BIASI (LINK REVIEW)
“Cris Pinzauti non è probabilmente uno dei nomi più noti del panorama musicale italiano, nonostante tanti progetti (gli ultimi in ordine cronologico sono la cover band Suzy Q e I Devil’s Mojito) e tanti concerti in Italia ed in Europa.
“Black” nasce dal desiderio di fermare il suo progetto solista come “one man band”, chitarra acustica, voce e loop station, già presentato in versione live, moltissime volte negli ultimi dieci anni.
Un disco registrato con chitarre e basso acustici e suonato interamente da Cris, con la presenza di ospiti come Marco Di Maggio (Di Maggio Connection), Iacopo Meille (Tygers Of Pan Tang), Francesco Bottai (Articolo 31 e Irene Grandi Band) e il fratello Marzio Pinzauti.
La bio recita: “le influenze sono chiare eppure apparentemente non coerenti tra loro: Neil Young, Tom Waits, Peter Gabriel, Johnny Cash”.
Ammetto che si sta parlano di mondi sonori a me abbastanza sconosciuti, ma so di certo che “Black” è un disco bello bello bello, in cui Cris ha modo di brillare per la sua tecnica chitarristica e per una voce davvero bella e ben usata.
Nel mix di country, blues, pop e tanto rock, le otto tracce, come piccole perle infilate in una collana di grande valore, si susseguo, senza mai strafare, senza mai alzare i toni: l’amore, il sesso, la paura dell’abbandono, le contraddizioni dell’anima, il cinismo, i mostri del nostro immaginario… sono alcuni degli argomenti che escono dalla penna di Cris.
La chitarra intesse arpeggi e accordi di gran classe, su tutto svetta l’interpretazione vocale di Cris, pulita e chiara, oppure ruvida e alcolica, addirittura inquietante in alcuni frangenti (“The Vampire’s Lullaby” vi cala diretti nei panni di una ragazza sola, di notte… temporale fuori dalle finestre ed un ospite in-desiderato nella stanza).
Tra tutti i pezzi, in una tracklist molto equilibrata, segnalo “My black is back”, che delle chitarre elettriche ed una bella sezione ritmica renderebbero un grande pezzo AOR, la già citata e inquietante “The Vampire’s Lullaby”, il southern rock frizzante di “Forever yin forever yang” ( e forever free) e il manifesto concettuale di Cris “Zombie Attack”, che, al di là delle implicazioni horror, è un inno al rock che non muore mai: “If rock is dead, we are a Zombie Attack”.
E, se pure avete l’impressione che siamo al limite del contesto proprio della musica dura, sappiate che “Wasted Years” è una cover acustica notevole, diversa eppure fedele, del famoso pezzo degli Iron Maiden. A buon intenditore…”